L'ultimo sole della notte

 

Titolo originale: L'ultimo sole della notte

Titolo inglese: The last sun of the night

Regia: Matteo Scarfò

Sceneggiatura: Matteo Scarfò

Produzione: Matteo Scarfò e Giovanni Scarfò per ScarFord Produzioni, in collaborazione con Steam Movie e Skylight Foto per mezzi tecnici e scenografia

Fotografia: Emanuele Spagnolo

Fotografia II unità: Vittorio Sala

Montaggio: Lucia Patrizi

Musiche: Lorenzo Sutton

Interpreti: Andrea Lupia (Andrea Carli), Alessandra Mortelliti (Alessandra), Danilo Rotundo (Becatti), Alessandro Damerini (Stefano) con Claudia Fratarcangeli, Annalisa Insardà, Lucia Cristofaro, Giovanni Andriuoli, Vanessa Curto. Mario Marascio, Marta Parise, Vincenzo Tallura, Annalisa Lamanna, Gianpaolo Negro, Pino Torcasio

Nazionalità: Italia, 2016

Colore

Durata: 106 minuti

Assistente Fotografia: Beatrice Canino

Special Effects Artist: Roberto Stranges

Trucco ed effetti speciali trucco: Maria Rotundo

Fonico: Mario Amelio

Capo elettricista / macchinista: Tommaso Floro Candido

Sinossi: In un futuro non troppo lontano, l’Italia è sconvolta da una serie di violenze interne a opera di gruppi terroristici non meglio precisati. La situazione da guerra civile, scatenata principalmente da cause sociali, fa parte di un contesto molto più ampio che ha coinvolto tutta l’Europa e successivamente anche la parte orientale del mondo, si tratta nei fatti di una terza guerra mondiale. Il film si concentra su una Zona, una tra tante, creata appositamente come una green zone per “salvaguardare” i valori occidentali dalla distruzione della guerra mondiale. In queste cittadelle segrete e sorvegliate militarmente, la vita deve continuare al sicuro come se nulla fosse successo, in questo posto la guerra non deve arrivare, neanche gli echi lontani. Gruppi di persone sono selezionati tramite un programma governativo segreto chiamato Progetto ARCA per età, ceto sociale, sesso, formazione, cultura, membri della famiglia, e poi assegnati con la forza alle varie Zone dove bisogna continuare normalmente la propria vita e portare avanti tutte le abitudini come prima. Le cittadelle, le Zone, sono provviste di tutto il necessario, non manca niente, solo che una volta entrati nessuno può uscire. Il film inizia all’interno della Zona 13, quando il progetto ARCA è già fallito e la guerra, in corso, sta per essere persa. All’interno sono rimaste solo poche persone vive, le altre sono morte o sono fuggite, anche perché ai confini non vi è rimasto neppure un militare a sorvegliare. Le strade, le case, le recinzioni, sono tutte abbandonate, spente, chiuse, alcune anche crollate. I personaggi principali vivono all’interno di un enorme condominio dotato di ogni comfort, di provviste e di acqua che basterebbero per anni, a esclusione di internet che è invece collassato. Il condominio sembra un grande monolite magnetico, una specie di dio primordiale che non li lascia andare via, come un ventre materno sicuro, ma è soprattutto la Zona in generale a tenerli tutti attaccati al loro destino. La loro vita scorre con uguale lentezza dentro il grande condominio, che è sempre scuro e freddo, mentre all’esterno l’ambiente naturale ha ripreso il proprio posto e cresce selvaggio e rigoglioso. Il film alterna passato e presente dei personaggi in un'unica linea narrativa inscindibile. Il passato influenza il presente ma anche il presente è capace di dominare alcuni ricordi del passato. I personaggi dovranno fare i conti con ciò che sono stati e quello che ora sono divenuti. Qualcuno di loro riuscirà a fuggire e a scoprire cosa c'è oltre le recinzioni abbandonate? E a quale prezzo?

Note di regia: "L’ultimo sole della notte" è un film distopico, ambientato in un futuro non molto lontano, che potrebbe essere anche il nostro presente. Il film è ambientato dopo una nuova guerra mondiale, in una delle zone sicure create per deportare le persone destinate a “rappresentare” i valori e disvalori della Società occidentale. I personaggi hanno un oscuro rapporto con il loro passato e il film si snoda attraverso due linee temporali indistinte, quella del passato e quella del presente, che per noi è il futuro. Entrambi sono come un unico filo dello stesso racconto. Ho cercato di raccontare quello che può succedere alle persone in contesti straordinari quando sono private della possibilità di amare i propri cari, la famiglia, gli amici, un vicino di casa, chiunque. Abbiamo bisogno del nostro rapporto quotidiano, di sapere che non siamo soli. E abbiamo bisogno di comunicare che ci siamo. Quando tutto questo scompare, quando le basi della nostra società scompaiono, cosa succede? Ci sarà ancora posto per l’umanità così come la conosciamo? Volevo anche provare a raccontare il nostro presente attraverso la tecnologia e il rapporto con i social network. È il primo film post apocalittico che mette in scena questo rapporto con internet e i social network. Ho provato a immaginare un sovvertimento delle regole dei film post apocalittici, dove di solito i protagonisti sono impegnati a sopravvivere in qualche luogo esterno inospitale, e a procurarsi cibo, vestiti, armi. Ecco nel mio film tutto questo non è un problema, i personaggi hanno tutto ciò che serve per sopravvivere, ma spesso manca ciò che oggi noi riteniamo scontato, piccole cose a cui aggrapparsi, anche solo un foglio di carta, o una penna. I personaggi di questo film sono soli, si sentono perduti, e hanno paura dell’ignoto, dell’esterno. La loro domanda è: e se là fuori non ci fosse più nessuno. La Zona è tutto quello che gli rimane. È la loro nuova Casa. Ho pensato al cinema surrealista di Luis Buñuel e ho pensato a Stalker di Tarkovskij, ho pensato anche molto a James Ballard e al suo modo di raccontare le complesse sfumature umane. La sfumatura umana è ciò che più ho cercato di dare ai miei personaggi, non ci sono buoni o cattivi, non ci sono persone tutte da una parte o tutte da un’altra, ci sono solo esseri umani con tutte le loro ambiguità e la loro complessa finitezza. In essi ho cercato di dare il mistero che è fondamentale nel cinema, cosa cercano? Cosa vogliono? Perché lo fanno? Alle risposte a queste domande bisogna sempre lasciare un fondo di non detto, di misterioso. Una volta date ai personaggi le loro parti vitali, reali, essi possono camminare da soli e rispondere da soli alle loro azioni. Io non rispondo più di loro, vanno avanti da soli, e non so tutto di loro, cosa faranno ora? Non posso rispondere.

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Fabrique Du Cinéma Edizione n17, pp. 18 - 21
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Date

01 Novembre 2017

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Lungometraggi
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